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Acquario (Aquarius)
La costellazione dell’Acquario é l’undicesimo gruppo zodiacale, visibile soprattutto in estate e in autunno. E’ decisamente poco vistosa, e non é formata da stelle granché luminose (nessuna più luminosa della 3a magnitudine. E’ però ricca di oggetti celesti interessanti per telescopi e anche binocoli non troppo potenti. Benché poco cospicua, é facilmente identificabile a sud del grande quadrilatero di Pegaso.
L’Acquario confina a nord con i Pesci, con Pegaso, con il Cavallino e con il Delfino; ad ovest con l’Aquila e il Capricorno, con il quale confina anche e soprattutto a sud; a sud confina anche col Pesce Australe e con lo Scultore, e ad est con la balena e con i Pesci. Culmina a mezzanotte tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.
(Immagine tratta da Skymap Pro Ver. 7 Demo)
E’ una costellazione tra le più antiche: già nelle tavolette babilonesi era rappresentata con la figura di un uomo che versa dell’acqua da un vaso. Gli Arabi, molto più tardi, la raffigurarono come un mulo con due barili d’acqua; tutte le civiltà antiche, in effetti, collegarono questa costellazione all’acqua; forse perché il Sole l’attraversava durante la stagione più piovosa. Nell’astronomia caldea l’Acquario occupava quella parte del cielo che essi chiamavano Mare. I Greci collegarono l’Acquario con miti diversi: uno di essi lo identifica con Deucalione, figlio di Prometeo, che sarebbe stato assunto in cielo dopo il diluvio di Tessaglia (circa 1503 a. C.); un’altra storia vede nell’Acquario lo stesso Zeus (Giove), che versa l’acqua per rendere fecondi i semi della vita sepolti nella terra.
Ma per la più accreditata leggenda greca, l’Acquario rappresenta il Coppiere degli dei dell’Olimpo: Ganimede. Questi viene abitualmente rappresentato nell’atto di versare dell’acqua dal suo vaso nella bocca del Pesce meridionale (Piscis Austrinus). Ganimede era il figlio di Troo, dal quale la città di Troia prese il nome. La storia di Ganimede é quella del rapimento di un fanciullo dall’affetto dei suoi cari. Egli fu rapito un giorno mentre sorvegliava il gregge del padre. In una leggenda fu Eos, la dea dell’Aurora, a rapire il fanciullo, per il quale le si era svegliata un’improvvisa passione. Quindi notò la bellezza del ragazzo e lo sottrasse ad Eos.
La versione più comune della leggenda dice che fu lo stesso Zeus che, preso dalla bellezza del pastorello, mandò giù la sua Aquila a ghermirlo con i suoi artigli. Secondo una versione, l’Aquila era lo stesso Zeus, che aveva assunto le forme del regale uccello. Il ragazzo fu portato via sulla vetta del Monte Olimpo, dove divenne colui che mesceva agli dei, dal suo vaso, la mistura d’acqua e nettare che essi bevevano nei loro festini.
La figura dell’Acquario potrebbe anche aver origine in Egitto, dove avrebbe rappresentato il dio Nilo. In tal caso, il flusso d’acqua che versa dal suo vaso rappresenterebbe il fiume Nilo stesso.