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L’Aquila é una costellazione tipicamente estiva, dominata dalla luminosissima Altair (che con Deneb e Vega forma il cosiddetto “Triangolo estivo”). Nel pieno dell’estate, si trova in direzione sud nelle prime ore della notte, alta sull’orizzonte e in condizioni ideali per l’osservazione. La sua tipica forma ad aquilone è facilmente osservabile a nord del Sagittario e del Capricorno, e a sud della piccola costellazione della Freccia (Sagitta), che a sua volta è dominata verso nord dall’imponente croce del Cigno.
(Immagine tratta da Skymap Pro Ver. 7 Demo)
I confini della costellazione sono: a nord con la Freccia e, limitatamente all’angolo nordovest, con Ercole; ad ovest, oltre ad Ercole, abbiamo Ofiuco, il Serpente (Coda), lo Scudo; a sud le due costellazioni zodiacali del Sagittario e del Capricorno; ad est l’Acquario. L’Aquila culmina a mezzanotte verso la fine di luglio.
L’oggetto più rimarchevole della costellazione è probabilmente Altair, una delle stelle più splendenti del cielo. Ma già un modesto binocolo è in grado di mostrare la grande nebulosa oscura B 143, visibile anche ad occhio nudo sullo sfondo della Via Lattea, circa 1° a nordovest di gamma Aquilae. La costellazione annovera diverse stelle doppie di un certo interesse ed alcuni altri oggetti celesti anche se nessuno di questi può dirsi particolarmente cospicuo.
Non mancano certo i miti collegati alla costellazione dell’Aquila. E la maggior parte di questi la raffigurano appunto come un’aquila (l’eccezione é rappresentata da un verso, attribuito a Confucio, che la raffigura come un bue o dei buoi).
L’Aquila é l’uccello di Zeus (Giove), il sommo dio del pantheon dell’Olimpo. Talvolta é stato chiamato Uccello del Tuono, perché era l’Aquila che portava a destinazione le folgori di Zeus e le recuperava dopo averle scagliate. Fu l’Aquila ad eseguire il castigo per il Titano Prometeo, che aveva sottratto un raggio di luce al Sole e donandolo al genere umano gli aveva permesso di scoprire il fuoco. Zeus si era infuriato per questo fatto, che aveva dato agli uomini un potere che sino allora era appartenuto ai soli dei. Così incatenò il Titano ad una roccia sulle montagne del Caucaso, e dispose che ogni giorno l’Aquila divorasse il fegato di Prometeo. In quanto Titano, Prometeo era immortale: non poteva morire. Ogni notte il suo fegato ricresceva, così che l’Aquila potesse tornare a divorarlo il giorno appresso.
La costellazione dell’Aquila é connessa con quella dell’Acquario: questa, secondo il mito greco, rappresenta Ganimede, figlio del re di Troia. Ganimede era un giovane di grande bellezza. Zeus si invaghì del ragazzo e mandò l’Aquila a Troia con il compito di rapirlo e portarlo sul Monte Olimpo. Qui, il giovane divenne il coppiere degli dei.
La costellazione ha anche un rapporto con quella della Freccia (Sagitta), che secondo una leggenda rappresenta la freccia che uccise l’Aquila. Fu Ercole ad uccidere il nobile uccello con una freccia avvelenata per liberare Prometeo dalle sue sofferenze. Ercole usò una freccia avvelenata col sangue dell’Idra, che aveva ucciso a compimento della sua Seconda Fatica. Zeus mandò l’Aquila tra le stelle come premio per i suoi fedeli servigi.
Arato, nel suo poema, ne parla semplicemente come di un uccello.